

Mitsubishi ha ammesso di aver alterato i dati relativi ai test sulle proprie vetture, gesto eloquente, che non l’ha comunque salvata da un vero e proprio crollo in borsa
In molti pensavamo che “l’onda” del Dieselgate si fosse ormai fermata, ma purtroppo ci sbagliavamo di grosso. Questa volta però lo ritroviamo in versione giapponese, visto che nell’occhio del ciclone è finito un vero e proprio colosso dell’automobilismo mondiale, Mitsubishi e che le vetture coinvolte non sono solo diesel.
La giornata è infatti iniziata con una vera e propria ammissione di colpa che recita così: “Abbiamo fatto impropriamente test sulle emissioni sui consumi di carburante per presentare tassi migliori di quelli attualmente realizzati”. La casa è quindi consapevole e pronta a prendersi le proprie responsabilità, anche se in poche ore il titolo ha perso il 15% sulla borsa di Tokyo, bruciando circa 1,2 miliardi di capitale.
Nonostante questo la stessa Mitsubishi vuole fare chiarezza il più in fretta possibile su questa faccenda, per questo è stata prontamente convocata una conferenza stampa dove Tetsuro Aikawa, numero uno della casa giapponese, si è scusato per l’accaduto per poi annunciare la sospensione della produzione e la vendita dei modelli coinvolti.
Questo scandalo difficilmente toccherà l’europa è il resto del mondo, visto che le vetture incriminate (almeno per il momento) sono tutte delle mini-car destinate al solo mercato orientale. Nonostante questo Mitsubishi Italia ha già nominato una commissione esterna per fare delle verifiche su tutta la gamma commercializzata nel nostro paese, così da fugare ogni eventuale dubbio.
Tutto ciò dimostra come quella di modificare i dati relativi ai test, soprattuto su consumi ed emissioni, sia una pratica molto utilizzata tra le varie case automobilistiche di tutto il mondo e non solo un’usanza tutta europea o tedesca. Ora anche un’altra illustre “testa” è caduta ma sarà veramente l’ultima?