

La nuova S90 e la variante station V90 portano al debutto un nuovo rivoluzionario sistema per la riduzione del famigerato turbo-lag. Basterà per strappare clienti alla concorrenza teutonica?
A meno che non abbiate la camera addobbata di poster di 2002 turbo, Porsche 930 e altri monumenti della prima rivoluzione turbo, probabilmente l’idea di attendere mezza giornata prima di ottenere una vera e propria risposta dal vostro acceleratore non dovrebbe evidentemente allettarvi troppo. Fortunatamente per voi, gli anni settanta sono passati da un pezzo e la battaglia nei confronti del famigerato turbo-lag sembra stia davvero giungendo alla fine: il 2.0 turbodiesel D5 Drive-E da 235 cv che va ad equipaggiare le nuove Volvo S90/V90 sembra pronto ad infliggergli il definitivo colpo di grazia, proponendo una soluzione di straordinaria semplicità e di grande efficacia. Ma cos’è in fin dei conti il turbo-lag, e perché dovremmo apprezzare cosi tanto l’idea presentata dagli ingegneri svedesi sulla nuova ammiraglia del nuovo corso Volvo?
Risparmiandoci le consuete lezioni di storia, è importante però tenere in considerazione il perché i gruppi turbo-compressori tradizionali abbiano costituito un passo così importante nell’evoluzione della sovralimentazione rispetto ai più tradizionali compressori volumetrici. Maggiori rapporti di compressione, maggiore potenza: insomma, fin qui tutto bene, fatta eccezione per un fondamentale aspetto. I volumetrici, trascinati meccanicamente direttamente dall’albero motore, non presentano i ritardi di risposta tanto tipici dei cosiddetti “turbo”, garantendo un sensibile aumento di potenza ai bassi regimi ma svuotandosi agli alti.
I gruppi turbocompressori, come avrete intuito , fanno esattamente il contrario: la compressione dell’aria fresca da immettere in camera di combustione avviene grazie alla rotazione nel gruppo compressore di un’apposita girante, trascinata a sua volta da un’altra girante collegata alla prima tramite un alberino solidale ai due. La cinetica dei gas di scarico mette in moto la girante nel gruppo turbina, che trascina poi a sua volta la girante nel gruppo compressore che a sua volta comprime l’aria e la manda in camera previo passaggio per l’intercooler.
Tutta la partita dunque si gioca sull’energia che i gas di scarico riescono a trasmettere sulla girante del turbo, funzione specialmente dei regimi motore: se il flusso è sufficientemente ricco d’energia cinetica da vincere l’inerzia della girante senza problemi, la pressione assicurata dal gruppo compressore garantisce la piena potenza d’esercizio, ma se questo non avvenisse, l’aria in ingresso in camera non verrebbe compressa al massimo, con conseguenti cali di potenza.
Tradotto: fin quando il gas è a manetta e il turbo pienamente in pressione la vita vi sorride, ma quando si scala e i giri motore calano improvvisamente a picco, pur mantenendo a fondo il pedale dell’acceleratore, prima che i gas di scarico acquisiscano nuovamente il pieno della loro energia passerà inesorabilmente del tempo, impedendo così al compressore di tornare a lavorare istantaneamente a pieno regime. Assisterete mestamente a quello che tutti noi chiamiamo turbo-lag, col rischio ovviamente di fare le consuete brutte figure, ai semafori se avete guardato troppe volte Fast and Furious o mentre siete intenti nell’epico sorpasso di una Uno fire se preferite pensare alla vita reale.
Turbo doppio-stadio, geometria variabile, sovralimentazione doppia: la fantasia degli ingegneri negli ultimi trent’anni non s’è certo risparmiata per cercare di ovviare al problema, ma l’ultima soluzione in casa Volvo sembra davvero interessante, specialmente perché in controtendenza con quella che sembra essere la strada intrapresa dalle grandi case premium tedesche, con Audi in prima fila. Invece di cimentarsi in costosi e complessi sistemi turbo elettrici, Volvo ha pensato bene di applicare una soluzione estremamente più semplice: un mini-compressore volumetrico elettrico, un apposito serbatoio da 2l e una valvola, tutto qui. Ecco a voi il Power Pulse System, e anche se apparentemente potrebbe apparire come un aggeggio fatto con roba trovata in garage e poco più, si tratta di una trovata davvero geniale.
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In un’era dove la complicazione pare essere la madre di tutte le nuove applicazioni tecnologiche automobilistiche, Volvo pensa di ovviare al turbo-lag semplicemente con un soffio: nel momento in cui la cinetica dei gas di scarico, essendo a bassi regimi, non è in grado di vincere istantaneamente l’inerzia della girante della turbina, l’apertura di un’apposita valvola introduce nei collettori di scarico l’aria precedentemente compressa e stoccata, aiutando così i gas di scarico a movimentare in maniera adeguata il gruppo turbocompressore. La pressione nel serbatoio è ovviamente sempre garantita dal compressore d’aria elettrico, alimentato dall’energia cinetica della vettura recuperata in frenata come in tutti i sistemi ibridi odierni.
Considerando che la soluzione è combinata già di per se ad un sistema turbo doppio stadio sequenziale estremamente raffinato, le prestazioni del nuovo quattro cilindri Volvo risultano davvero notevoli, assicurando prontezza ed elasticità in tutti i regimi di marcia, oltre ad una coppia da cubature maggiori. Insomma, bella pensata Volvo: l’idea di dare del pepe in più ai gas di scarico non è certo una pensata dell’ultim’ora, come la tradizione dell’anti-lag nelle auto rally ci insegna, ma applicarla con un’idea leggermente più eco-friendly del buttare benzina in turbina sembra senz’altro vincente, con buona pace di chi ama terrorizzare vecchiette e bambini con gli scoppi del proprio scarico.